Per anni – almeno due, il 2013 e il 2015 – diverse compagnie di assicurazione hanno risarcito gambe rotte, spalle lussate, distorsioni di caviglie false. Inventate, e tuttavia documentate da regolari certificati medici e pratiche legali. In alcuni casi, incidenti e infortuni erano veri, ma di gravità minore rispetto a quelli dichiarati per spillare migliaia di euro. Difficile quantificare l’importo complessivo, perché la maxitruffa ha ramificazioni anche fuori provincia.
L’organizzazione dei raggiri si riconduce a un popoloso nucleo famigliare kosovaro (che vive da anni nell’Alessandrino) con ruoli diversificati: dall’astuta ideazione, all’ingaggio di poveracci e clochard che per pochi spiccioli si sarebbero finti malati, al coinvolgimento di medici ortopedici e di avvocati.
Il procuratore aggiunto Tiziano Masini ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini a una quarantina di persone: molti sono esponenti della famiglia Bajrami, con un ruolo dominante di Samir Bajrami, trentacinquenne; poi ci sono medici, tra cui alcuni ortopedici dell’ospedale di Tortona: Enrico Chiapuzzo, 60 anni, Paolo Briata, 54, Emanuele Ungaro, 42, oltre a Maura Arbuffi, libero professionista, 62, di Alessandria; più un paio di avvocati: Giorgio Gaioli, 57, di Alessandria, ed Eugenio Zeme, 62, di Valenza. Coinvolti anche medici degli ospedali di Voghera, Vigevano, Abbiategrasso, Cuggiono, Pietraligure, Sanremo, Genova Voltri. Il pubblico ministero ha stralciato i fatti accaduti fuori e per questi ha interessato le procure liguri e lombarde. Nel lungo e dettagliato provvedimento, Masini cita anche il nome di un medico casalese, l’ortopedico Gherardo Pasquinucci, per un episodio marginale, da appurare, stralciato e inviato ad Asti.
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I carabinieri di Tortona avevano cominciato a indagare in seguito alla segnalazione di una compagnia di assicurazione dubbiosa su strane pratiche risarcitorie. «Operazione gesso» il nome dell’inchiesta, in riferimento a ingessature e fasciature sospette. I fatti sono di 5 o 6 anni fa; li ha ripresi in mano il procuratore Masini che ha completato gli accertamenti. Anche i professionisti sarebbero stati compensati per il «disturbo»: mille euro. Vero? Il pm, in realtà, formula anche delle «contestazioni alternative», ponendo il dubbio che possano essere stati non complici, ma essi stessi vittime di raggiri. Saranno utili le loro spiegazioni.
Fin da ora medici e avvocati si difendono. Dice Piero Monti, che tutela Arbuffi, Chiapuzzo e Zeme: «Contestano recisamente le accuse: si faranno interrogare quanto prima. Sono professionisti seri, da anni lavorano correttamente: impensabile che si siano venduti in questo modo». Analogo il commento dell’avvocato Roberto Cavallone per Briata che esprime «una forte presa di distanza dall’addebito: è un ortopedico stimato, del tutto estraneo ai fatti contestati». I legali Claudio Simonelli e Monica Formaiano, che rappresentano l’avvocato Gaioli, dichiarano: «Contesta l’addebito; nelle poche pratiche seguite non ha mai ravvisato estremi di falsi o truffe tese a ingannare le compagnie. Appena possibile, chiederà di essere interrogato» .
Fonte: www.lastampa.it