I giudici danno valore al messaggio ricevuto dalla moglie in cui confessa il tradimento del marito.
Nell’Italia bloccata dalla pandemia le chat e le App di dating fanno registrate una decisa impennata, destinata a segnare anche l’aumento del contenzioso. Proprio le chat, già definite dai tribunali come «la versione contemporanea delle relazioni epistolari di un tempo», sono ormai da anni al centro delle cause di separazione e divorzio ma continuano a essere sottovalutate dalle coppie in crisi.
È successo a due coniugi in provincia di Roma, ormai in difficoltà da diversi anni, in cui l’amante è arrivata a confessare alla moglie il tradimento del marito via WhatsApp.
A far scattare l’addebito, proprio il messaggio inviato in chat con il quale l’amante contestualizzava anche il tradimento, tenendo a precisare che la relazione extraconiugale andava avanti già da molti anni. A nulla è valsa la smentita in udienza. Il messaggio – a dire dell’amante – sarebbe stato inviato per rabbia quando in realtà la relazione sarebbe stata molto più recente.
Per il giudice (Tribunale di Velletri, sentenza 664 del 23 aprile 2020), invece, la chat è affidabile, confermata anche da un successivo messaggio del marito che confermava alla moglie la relazione, vantandosi di non avergliela fatta scoprire prima. La spavalderia però non paga in tribunale e punisce l’adultero che con la sua condotta ha determinato la fine del matrimonio.
Del resto le chat, se rilevanti per la causa, possono essere prodotte in udienza e il tradimento – anche quando rimane virtuale – può far scattare l’addebito della separazione se si dimostra che è stato la causa del fallimento del matrimonio.
FONTE: https://www.ilsole24ore.com