Sigilli a 40 aziende, tra cui sette supermercati, una gioielleria a Prati e 4 allevamenti. Legami con la criminalità organizzata e la banda della Magliana. Bloccato anche un finanziamento di 100mila euro
Roma, maxi operazione contro la ‘ndrangheta: sigilli a beni per 120 milioni di euro
E’ il bilancio della maxi operazione scattata questa mattina all’alba mirata ad attaccare il patrimonio della ‘ndrangheta a Roma e in altre località del Lazio e non solo. Il blitz della Divisione anticrimine della Questura di Roma ha portato al sequestro di beni per un valore complessivo di crica 120 milioni intestati a esponenti di spicco della criminalità organizzata calabrese radicata a Roma e provincia già dagli anni ’80.
Sequestrato anche un contratto di rete di imprese, costituito tra 50 aziende, e un fondo patrimoniale da 100 mila euro finanziato dalla Regione Lazio. Per gli inquirenti la “forma giuridica” del contratto di rete di imprese era “uno strumento idoneo e perfettamente funzionale alla realizzazione degli scopi illeciti dell’organizzazione criminale” che attraverso la Rete di Imprese si era “recentemente aggiudicata l’assegnazione di un finanziamento pubblico di 100 mila euro da parte della Regione Lazio, oggi in sequestro”.
Il maxi sequestro è stato adottato nei confronti di: Antonio Placido Scriva, Domenico Morabito, Domenico Antonio Mollica, Giuseppe Velonà, Salvatore Ligato. Sono gli esponenti di vertice del gruppo laziale della pericolosa e temuta ‘ndrina di ‘ndrangheta morabito – Mollica-Palamara-Scriva, originaria di Africo (in provincia di Reggio Calabria) e insediatisi a nord di questa provincia a partire dagli anni ’80.
L’approfondita attività investigativa ha ripercorso “la carriera criminale” ed ha analizzato le posizioni economico-patrimoniali proposti, dei rispettivi nuclei familiari e di numerosi terzi, evidenziando una notevole sproporzione tra i beni posseduti, direttamente o per interposti fittizi, e i redditi dichiarati o l’attività economica svolta ovvero la sussistenza di sufficienti indizi per ritenere che essi siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego. Al fine di segnalare l’importanza di tale misura di prevenzione, si ritiene opportuno sottolineare l’elevatissimo spessore criminale dei cinque proposti, tre dei quali condannati in via definitiva per associazione di tipo mafioso.
Le attività illecite cui si sono dedicati riguardano i più risalenti sequestri di persona a scopo di estorsione, il traffico di stupefacenti e di armi, nonchè i più recenti delitti di estorsione, usura e di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso.
Inquinando profondamente l’economia legale, anche avvalendosi dell’apporto di specifiche competenze professionali, istituzionali e del sistema bancario. Sono state accertate pesanti infiltrazioni in molteplici settori produttivi tramite interposti fittizi, tra cui spiccano Massimiliano Cinti, nipote del noto boss romano e il cassiere della “banda della Magliana”, Enrico Nicoletti.
I settori economici di diretto riferimento sono risultati quelli della distribuzione all’ingrosso di fiori e piante; della vendita di legna da ardere; dell’allevamento di bovini e caprini; bar/ gastronomia e commercio di preziosi e gioielli, mentre attraverso prestanome sono penetrati nel settore edilizio/immobiliare, della panificazione, della vendita di prodotto ottici e dei centri estetici e in quello della grande distribuzione attraverso punti vendita della catena “Carrefour”. L’azienda di supermercati ha precisato: “Carrefour Italia si dichiara totalmente estranea. I supermercato oggetto di sequestro sono infatti gestiti da un imprenditore locale terzo, autonomo e indipendente rispetto a Carrefour Italia che rimane a disposizione delle autorità”.
Infine, elemento di assoluta novità in materia di procedimenti di prevenzione, costituito dal disposto sequestro di eventuale moneta virtuale o criptovaluta che dovesse essere individuata nella disponibilità diretta o indiretta dei proposti.
“Grazie alle forze dell’ordine e agli inquirenti. Ieri ero stato in Calabria per promettere tolleranza zero contro i clan: arresti e sequestri sono la risposta migliore a chi ci chiede pulizia e legalità”. Commenta il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini
“Centosettantatre immobili sequestrati per un valore di 120 milioni di euro ai danni della ‘ndrangheta. A Roma. Eppure c’era chi sosteneva che nella Capitale non ci fosse la mafia. Quando lo Stato c’e’, non ce n’e’ per nessuno. Neppure per la mafia”. A scriverlo su Twitter e’ Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia.