334 tra capi, gregari, affiliati e uomini a disposizione del clan Mancuso di Limbadi arrestati su richiesta della procura antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri. 260 sono finiti in carcere, 70 ai domiciliari, 82 sono finiti sotto inchiesta per un totale di 416 persone coinvolte. Disposto il divieto di dimora in Calabria per l’ex parlamentare e assessore regionale PD Nicola Adamo accusato di traffico di influenze. Coinvolto anche l’ex comandate del reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro Giorgio Naselli, oltre a Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo e presidente Anci Calabria. Un’operazione che il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha definito “la più grande dopo il maxi processo di Palermo“,”abbiamo disarticolato completamente le cosche della provincia di Vibo” – ha aggiunto – “ma ha interessato tutte le regioni d’Italia, dalle Alpi alla Sicilia. Nell’ordinanza ci sono 250 pagine di capi di imputazione. E’ stato un grande lavoro di squadra fatto dai carabinieri del Ros centrale, di quello di Catanzaro, e del Comando provinciale di Vibo Valentia. Alla fase esecutiva dell’operazione hanno preso parte circa 3.000 militari con tutte le specialità, dal Gis al Tuscania ai Cacciatori, tutte le sezioni Ros d’Italia e tutti i carabinieri della Calabria.”
Nell’inchiesta Rinascita Scott sono finiti anche boss di storici casati di ‘ndrangheta, fra loro il patriarca Luigi Mancuso. L’inchiesta ha permesso di far emergere i legami dei clan con personaggi del mondo politico, dell’imprenditoria e massoneria deviata. I carabinieri stanno notificando anche un provvedimento di sequestro beni per un valore di circa 15 milioni di euro.
La maxi operazione, frutto di indagini durate anni, oltre alla Calabria interessa varie regioni d’Italia dove la ‘ndrangheta vibonese si è ramificata: Lombardi, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata. Alcuni indagati sono stati localizzati e arrestati in Germania, Svizzera e Bulgaria.
Il procuratore ha svelato che il blitz è scattato con 24 ore di anticipo:
“il blitz era programmato per la notte tra giovedì e venerdì, ma una fuga di notizie ci ha fatto impazzire: rischiavamo di perdere tutto e abbiamo deciso di anticipare l’operazione di 24 ore”, ha spiegato Gratteri, “le fughe di notizie ci hanno fatto ‘ballare’ per un anno. Ieri sera siamo impazziti: anticipare l’azione programmata di 3mila carabinieri non è cosa facile, non eravamo pronti. Ma grazie a tutti gli uomini in campo è stato possibile anticipare tutto. Sapevamo che il boss Luigi Mancuso tornava da Milano e sapevamo che non l’avremmo più visto. Gli uomini del reparto speciale del Gis sono saliti sul treno e l’hanno tenuto sotto controllo per tutto il viaggio e non se n’è accorto. A Lamezia non ha neanche capito cosa succedeva, è stato preso e portato via in caserma“.
Rinvenuto anche un pizzino: «A nome di Gasparre-Melchiorre-Baldassarre e Carlo Magno, che con il suo cavallo bianco distrussero tutti i nemici del suo regno, con una mantella sulle spalle e a fianco uno spadino formarono il Trequartino».